La mia ricerca sul bianco parte da quando ho preso in mano la macchina fotografica. Facciamo tutti fotografie sfuocate, sovresposte. Penso che le fotografie dovrebbero essere intime. E aprire un momento di respiro interiore. Un’apertura luminosa. Un liminale che agisce in quel momento e che ricorda che il tempo stava fluendo. Una fotografia in cui non si potrebbe usare il present continuous, perchè l’azione non è avvenuta lì e basta. La transitorietà di quell’azione, nel tempo e nella memoria, lascia illuminazioni in quella presente. E così la fotografia, come nessun’altra forma d’arte, permette il contatto con una parte spirituale quando è sovraesposta, bianca assoluta. Continuo a voler sbagliare e a fare foto sovraesposte.